top of page
di ELENA GIAMMARTINI

The Place, il prezzo della felicità. Il film fenomeno di Paolo Genovese


Un film ispirato alla serie nordamericana “The booth at the end” con un ricchissimo cast nostrano è sicuramente una novità rispetto alla cinematografia italiana: un film drammatico con note fantasy, il rischio del film, ambientato interamente in un risto-bar della Capitale (realmente esistente nella zona di San Giovanni) è quello di poter risultare lento in alcuni passaggi e secondo alcuni, troppo ispirato ( e forse somigliante) alla serie televisiva canadese.

La storia, dalle note a tratti surreali lancia però messaggi interessanti e risveglia domande relative la percezione che possiamo avere di noi stessi: chi siamo e in cosa crediamo veramente? Facciamo ciò che vogliamo e scegliamo sempre le nostre strade e le nostre vite? Cosa saremmo disposti a fare per superare le nostre frustrazioni, debolezze, per ottenere quello che riteniamo ci possa rendere felici? Quando la ricerca della felicità rischia di diventare una pericolosa ossessione?

Lo splendido cast è capitanato da un intenso e misurato Valerio Mastandrea, in uno delle sue migliori e più complesse prove attoriali.

Valerio (lo chiameremo cosi’), è un uomo senza nome ed identità, che trascorre le sue giornate ( e forse la sua intera esistenza) tra le mura del bistrot, custode delle speranze e delle tragedie dei vari clienti, stringe con ognuno di loro un patto “scritto” nella misteriosa agenda nera. Un patto immodificabile che permetterà loro di realizzare un sogno, non con poco sacrificio. Un patto che mette in seria discussione e scuote la coscienza, ma che come un plagio o una magia, è impossibile non perseguire.

Lo spettatore, come i clienti, si chiederanno sempre per tutto il tempo, se di fronte hanno uno psicologo o un veggente, un angelo o un diavolo.

Valerio, che ascolta ad ogni ora del giorno e della notte le storie assurde e crude dei suoi clienti, Valerio che gli chiede forse l’impossibile, che li mette alla prova, che li vede cambiare e trasformarsi in mostri, che a un certo punto li vuole salvare dal baratro ma non può più fermare l’onda, il treno di eventi. Valerio che chiede i dettagli, perché i dettagli sono in realtà una finestra sul destino.

Valerio che si umanizza solo di fronte ad Angela, la cameriera del bistrot: l’unica che riesce a strappargli un sorriso, che riesce a bucare la dura corazza e gli tira fuori la sua vera natura.

Angela, una intensa e bellissima Sabrina Ferilli, la cameriera onnipresente, che coccola questo strano cliente, Angela che riesce piano piano a scalfire l’anima di Valerio. Angela che nasconde un segreto, che ha una grande paura e al contempo una grande voglia di amare, Angela che ha un grande intuito che però non l’ha portata da nessuna parte…se non dentro l’anima più complessa di tutte..

I clienti sono meravigliosi e terribili personaggi, insospettabili persone qualunque con le paure e i desideri che ognuno di noi potrebbe avere, con una morale e una storia…ma il patto e la voglia di ottenere ciò che desiderano, li porta a comportarsi in modo opposto ai loro principi…ma in fondo dove sono la verità, il giusto, l’onesta’? i nostri sogni portano sempre alla felicità?

E cosi troviamo la mite giovane suora Alba Rohrwarcher, il tormentato poliziotto Marco Giallini, la giovane moglie Vittoria Puccini dispettosa e seducente, il meccanico Rocco Papaleo folle e generoso, il padre disperato Vinicio Marchioni, il dolcissimo non vedente Alessandro Borghi, la giovane Silvia D’amico, l’anziana Giulia Lazzarini lineare nonostante la disperazione, lo sbandato Silvio Muccino sfrontato quanto fragile. Ognuno di loro con un’anima che è bianca e nera al contempo, ognuno di loro con un linguaggio non verbale che buca lo schermo più delle parole che pronunciano, grazie al lavoro di cesello fatto da attori e regista.

Osservando le storie ci chiediamo, quanto le nostre azioni e i nostri desideri sono condizionati da cio’ che è intorno a noi e quanto è invece dettato da cio’ che realmente abbiamo dentro, dai nostri demoni, dalle nostre paure, dalle nostre reali necessità ed aspettative?

I mostri sono gli altri che ci mettono davanti a uno specchio o siamo noi, moderni Dorian Gray?

Valerio li ascolta tutti i suoi clienti, i loro mali, le loro richieste, lui li mette davanti alla scelta e alle possibilità. Forse i patti sono assurdi, amorali, violenti, impossibili, ma ognuno di loro ha più volte la possibilità di fermarsi e rinunciare. Ognuno di loro incolpa Valerio di manovrarli ed essere amorale, ma tutti lo cercano fino allo spasimo e nonostante tutto non ascoltano realmente i suggerimenti che lui stesso da nei momenti di crisi: quando tutto sempre crollare ed essere impossibile anche per lui, incapace di riconoscere la forza del libero arbitrio.

Le scelte dei nostri protagonisti scavano dentro, fanno fare viaggi tortuosi e faticosi per raggiungere il capolinea, non sempre con esiti positivi…ma la vita è essa stessa così: crudele e imprevedibile. La vita è violenza, morte, rinascita, amore, redenzione, perdono, errore, compassione, speranza , egoismo, tradimento, invidia, follia, vanità, maternità, fede.

La scena è unica e questo film potrebbe essere una perfetta piece teatrale anche per questo motivo, ma nonostante tutto vige una alta e costante tensione, dove le azioni si svolgono altrove ma si portano all’interno del bistrot nella loro essenza, attraverso i volti e gli occhi dei nostri protagonisti: volto e occhi che si trasformano nel corso della storia in base a ciò che compiono e al destino che vivono.

Solo il volto di Valerio rimane una maschera incapace di mutare, che assorbe tutte le loro pene, le frustrazioni e le mostra sul suo viso stanco e incapace di reazione o sorriso.

Solo in seguito alla puntuale analisi di una splendida Giulia Lazzarini, capace di osservare dall’esterno la sua lucida follia, i pro e i contro, Valerio viene messo davanti alla realtà, alla reazione che la sua azione provoca nell’animo delle persone e nella loro vita…Valerio con lei e con Angela soprattutto diventa uno di loro: si lascia leggere dentro, si lascia andare come le sue vittime o clienti..

"The Place" è un film complesso, un film in cui la parola “scelta” è un fil rouge che guida tutti noi protagonisti e spettatori verso un'unica soluzione. La scelta, l’obiettivo, possono trasformarsi in ossessioni e portare alla perdizione: il patto può trasformarsi in una roulette russa con il destino.

La domanda ora è per tutti noi, ma ha una nuova valenza forse ora: al di là del bene e del male, cosa siamo davvero disposti a fare per essere felici? Qual è il prezzo che siamo disposti a pagare pur di ottenere ciò cercando in fondo alla nostra anima?


bottom of page